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Verona

Classificazione: 4.5 su 5.

Verona (ascolta[?·info]AFI/veˈɾona/[5][6]) è un comune italiano di 257 196 abitanti,[2] capoluogo dell’omonima provincia in Veneto. Si trova al margine settentrionale della Pianura Padana, lungo il fiume Adige e ai piedi dei monti Lessini.

Di origine preistorica, l’abitato venne rifondato dai Romani all’interno dell’ansa del fiume intorno alla metà del I secolo a.C., rimanendo sotto il governo dell’Impero fino al V secolo, quando venne occupato dal re germanico Teodorico il Grande. Entrò a far parte prima del dominio dei Longobardi e poi dai Franchi, rimanendo fedele nei secoli successivi agli imperatori del Sacro Romano Impero. Divenne libero Comune all’inizio del XII secolo per poi prosperare sotto la Signoria degli Scaligeri. Si dedicò alla Serenissima nel 1405, passando sotto il governo della Repubblica di Venezia. Occupata militarmente da Napoleone nel 1797, nel 1815 divenne parte dell’Impero austriaco che la trasformò nella sua maggiore piazzaforte militare in territorio italico, per essere annessa al Regno d’Italia nel 1866.

Verona è stata dichiarata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO per le peculiarità urbanistiche e per il patrimonio artistico e culturale.[7] Il suo simbolo è l’Arena ed è conosciuta nel mondo per l’opera di William Shakespeare Romeo e GiuliettaSede universitaria e importante snodo di scambio logistico e intermodale tramite il Quadrante Europa, l’industria riveste un ruolo chiave nell’economia della città, come il turismo fieristico e culturale.[8]

Idrografia

L’Adige presso il più antico ponte della città, il romano ponte Pietra

L’Adige scorre a Verona all’interno di possenti muraglioni, argini costruiti dopo la terribile alluvione del 1882 per proteggere la città da altre piene. Il fiume ormai si limita ad attraversare la città rinchiuso tra questi argini in mattoni di laterizio, ma fino a tempi relativamente recenti la città era particolarmente legata al suo fiume, per via delle numerose attività commerciali e industriali che la sua notevole portata consentiva di svolgere. Inoltre l’Adige era una via di comunicazione di primaria importanza, navigabile fino a Trento: esso è stato utilizzato sin dall’antichità per il trasporto di merci e il suo tragitto era quindi servito da approdi, da caselli daziari, da torri utilizzate per sostenere catene, tese da una parte all’altra del fiume per trattenere le merci (a Verona è ancora presente quella a monte della città), e da castelli e forti.[13] A sud della città, nel rione Filippini, è presente la Dogana di San Fermo, che si affaccia sull’Adige attraverso una grande darsena e la relativa Dogana d’acqua, anche se quest’ultima conserva solo le pareti perimetrali a causa dei bombardamenti che l’hanno gravemente danneggiata durante la seconda guerra mondiale.[14] Fino all’Ottocento, quindi, Verona e i borghi che si affacciavano sul fiume avevano un’economia collegata direttamente alla presenza dell’acqua: lungo le sue rive venivano lavorati i blocchi di marmo e il legname che venivano poi trasportati dalle sue acque, sorgevano cantieri navali, numerosi mulini galleggianti, idrovore, depositi merci, piccole industrie e attività artigianali.[15]Il canale dell’Acqua Morta in un dipinto del 1884 di Bartolomeo Bezzi

All’interno dell’abitato il fiume formava alcuni rami secondari, non più esistenti. Presso il teatro romano si staccava sulla sinistra il canale dell’Acqua Morta, così detto per il lento fluire delle acque che, nelle epoche successive a quella romana, persero progressivamente di portata e velocità. Questo canale si ricongiungeva al ramo principale presso il ponte Navi, formando il cosiddetto Isolo, un’isola fluviale costituita da sedimenti ghiaiosi.[16] Vi era poi l’Adigetto, che era invece un largo fossato ampliato in età medievale a scopo difensivo, che si separava dall’Adige poco prima di Castelvecchio e costeggiava a sud le mura comunali, congiungendosi all’Adige poco a valle dell’odierno ponte Aleardi.[17] Oltre a questi due rami principali vi erano anche i cosiddetti , più di settanta collegamenti che garantivano lo scambio tra acqua e area abitata.I mulini sull’Adige in una fotografia del 1897, pochi anni prima della loro dismissione

Caratteristici erano i mulini, costruiti su una piattaforma o pontone galleggiante, in modo da potersi adattare al variare del livello delle acque. Sul pontone si trovavano la ruota a pale e un capanno di legno che ospitava la macina, mentre un ponticello detto peagno li collegava alla riva. Documentati fin dal Medioevo, molti di essi erano controllati dai vari monasteri locali, che anticamente avevano il diritto di sfruttamento delle acque del fiume; gruppi di mulini si trovavano in particolare in prossimità della basilica di San Zeno, nella porzione di fiume compresa tra le chiese di San Giorgio in Braida e la Cattedrale, e presso via Sottoriva. Il loro numero aumentò nei secoli fino a superare le 400 unità nel corso del XIX secolo, per poi calare sensibilmente a causa della crescente industrializzazione di Verona, fino alla totale scomparsa all’inizio del Novecento.[18]

La piena del 16 settembre 1882, che invase buona parte della città distruggendo centinaia di case, due ponti e causando diverse vittime, costrinse a modificare profondamente l’assetto dei corsi d’acqua; molte di queste opere furono costruite nel periodo tra il 1885 e il 1899, mutando per sempre l’aspetto della città. L’alveo dell’Adige fu ampliato e ripulito, vennero edificati i cosiddetti muraglioni lungo tutta la città mentre furono interrati l’Adigetto e il ramo dell’Acqua Morta.[15] Per ridurre la portata del fiume nel suo percorso urbano si realizzò il canale industriale Camuzzoni, che partendo da Chievo (dove nel 1923 sarà realizzato anche un ponte-diga) percorre 7,5 km in direzione sud-est fino a rientrare nell’Adige a valle della città.[19]

(fonte Wikipedia) (per ulteriori approfondimenti: https://it.wikipedia.org/wiki/Verona

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